Io odio
apologia di un bulloskin
Crediti
drammaturgia Valentina Diana
con Luca Serra
elementi scenici Marco Ferrero
luci e suoni Niola Rosboch
video di scena Fabio Melotti
progetto grafico Silvia Genta
foto di scena Stefano Roggero
ideazione e regia Maurizio Bàbuin
produzione Santibriganti
La trama
Il nuovo progetto di Santibriganti Teatro, è nato da alcune riflessioni sulle devianze protocriminali e loro sviluppi, sorgenti spesso in età adolescenziale.
L’intento è appunto indagare la nascita e lo sviluppo del male, che è soprattutto maschio, perché è spropositato il divario: per una donna che si macchia, ci sono cento uomini che delinquono, feriscono, stuprano, uccidono, disprezzano; considerando i fatti, più o meno gravi di cui si viene a conoscenza e quelli assai più numerosi che restano sconosciuti.
L’obiettivo è sviluppare una riflessione, particolarmente forte, che si incentri su categorie e loro derive tristemente protagoniste della nostra contemporaneità.
Lui, l’odiatore, il maschio, si svelerà, provocherà, non avrà remore né pudore, dirà fino in fondo quel che pensa, sarà urticante, confesserà ciò che prova, racconterà che ha fatto, urlerà ai quattro venti il suo ODIO. Ora finalmente lo potrà fare: si è ed è sdoganato. Ma si divertirà pure a provocarci, ci sfiderà a non essere ipocriti e a far uscire così il razzista che forse in fondo è in ognuno di noi, anche se ben nascosto. E, nudo e crudo, si proclamerà nero profeta di un mistico anelito futuro.
Lui, immagini, suggestioni, pensieri, stati fisici, stati mentali
Lui, il maschio, è solo e si rivolgerà anche al pubblico lo provocherà lo insulterà, lo blandirà, ma come se la platea fosse vuota. Se qualcuno dovesse reagire lui non lo sentirà.
Lui, non seguirà una logica narrativa prevedibile, una vera e propria storia.
L’apologo sarà una confessione, ma senza pentimento, anzi il suo intento sarà naturalmente quello di far cambiare idea al confessore / pubblico.
Lui, nella sua stanza, dove tutto è pensabile, un pc, immagini.
Lui, suoni accompagneranno, commenteranno, sublimeranno la sua presenza.
Lui, avrà divise, abiti che siano militari o civili comunque segnali di riconoscimento di cui farà uso forse più volte.
Lui, bulloskin perché tutto è cominciato dalla scuola e questo passato tornerà in forma ossessiva.
Lui, parlerà pure attraverso citazioni, affermazioni altrui, che daranno forza alle sue convinzioni, attraverso “esempi” storici o contemporanei.
Lui, ma anche il pensiero, la bocca e le azioni di altri del suo stuolo o affini; tutti maschi.
Lui, sarà non pentito; la fine non si rivelerà consolatoria e tantomeno redimente o espiatoria.
Il bagliore accecante del suo ODIO, la carica esplosiva del suo bestiale razzismo potrebbero fare esplodere anche lui, oltre al nemico da annientare, in una sorta di paradossale sconfitta che si chiama guerra.
Al finale di partita non si saprà se ci saranno superstiti, ma potremmo forse sperarlo: con un canto, qualche parola, luce accecante, un’immagine, una laica preghiera, il pianto di una bambina appena nata. Chissà.
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