La guerra dei bottoni
Crediti
di Lorenzo Bassotto da Louis Pergaud
con Lorenzo Bassotto e Roberto Maria Macchi
musiche di Olmo Chittò
costumi di Antonia Munaretti
sonorizzazioni di Andrea Cristofori
voce off di Irene Fioravante
disegno luci e tecnico Claudio Modugno
regia di Lorenzo Bassotto
organizzazione Daniele Giovanardi
foto e video di Barbara Rigon
una coproduzione Bam!Bam! Teatro e AGA Associazione Giochi Antichi • Tocatì • Festival Internazionale dei Giochi in Strada
età consigliata: dai 7 anni
La trama
La storia, nella maggioranza dei capitoli, viene raccontata attraverso il punto di vista dei bambini di Longeverne. A partire dall'autunno, con l'inizio della scuola, come succede ogni anno oramai da tempo immemorabile, l'esercito di Longeverne inizia la sua campagna bellica contro quelli di Velrans: la guerra, feroce e senza alcuna esclusione di colpi, viene condotta a colpi di spade di legno, sassi, ma soprattutto a mani nude, con ampio e generoso utilizzo di calci e pugni. La più tragica umiliazione è un fatto certo per quei disgraziati che cadono nelle mani del nemico; privati di tutti i bottoni dalle camicie che indossano, dei ganci di bretelle e cinture e dei lacci delle scarpe, dopo esser stati anche variamente malmenati vengono infine costretti a tornare a casa come poveri mendicanti coi vestiti strappati. Qui, tra i rimproveri gridati delle madri disperate si trovano in sovrappiù a dover subire anche la collera dei rispettivi padri consistente in una buona dose di frustate. Lebrac, nel cercar di evitare l'inconveniente di essere picchiati dai genitori ogni qualvolta vengono privati dei bottoni, attua un piano brillante: assoldare le sorelle dei propri soldati come sarte e crocerossine. Armate di ago e filo possono così rimediar il più presto possibile ai danni causati dal nemico durante le battaglie campali. Un altro dei metodi escogitati è quello di presentarsi nudi, cosicché i loro abiti non corrono più alcun pericolo d'esser danneggiati. La guerra arride via via all'una e all'altra banda, tra alterne vicende; ad esempio quando la truppa di Lebrac si presenta nuda, quelli di Velrans li fanno scoprire dai contadini, i quali vanno di corsa ad avvisare le famiglie dei ragazzi, che vengono così sonoramente sculacciati al loro ritorno. Il tempo passa felicemente tra le lezioni del maestro a scuola la mattina e l'intero pomeriggio trascorso in mezzo ai campi a combattere o a cercar d'attuare varie strategie.
Note di regia
Quanto può essere serio un gioco? Quanto ci si può sentire coinvolti nel giocarlo? Quante lacrime e risate, paure e gioie possono considerarsi più "vere del vero"?
Dove si trova il confine tra realtà e finzione quando si gioca credendo fino in fondo a quello che si sta facendo?
Nel centesimo anniversario della prima guerra mondiale abbiamo voluto dedicare il primo spettacolo prodotto insieme a Tocatì • Festival Internazionale dei giochi in strada a questo testo immortale, dedicato al "gioco della guerra": La guerra dei Bottoni.
Pubblicato per la prima volta nel 1912 il romanzo di Louis Pergaud precede di poco lo scoppio del conflitto mondiale e sembra anticiparne gli accadimenti. Quasi ad esorcizzare quello che sta per accadere nel mondo, quasi presumendo la tragicità che dopo qualche anno avrebbe investito le vite di tutti, Pergaud scrive una storia, come egli stesso specifica nell'introduzione, "…nella quale scorre la linfa, la vita, l'entusiasmo; e il riso, il gran riso gioioso che doveva scuotere le pance dei nostri padri… pieni di sé". Un riso venato di malinconia per i tempi passati e, per i lettori dell'epoca, venato anche di paure per i possibili sviluppi nella realtà di tutti i giorni. Un riso gioioso che esorcizza le paure, un gioco puro, vissuto in pienezza di spirito per allontanare i demoni della guerra vera. Un gioco comunque vissuto con sofferenza e compassione dai suoi giocatori che ne percepiscono l'importanza quasi vitale e che come ne "I ragazzi della via Pàl" (romanzo quasi contemporaneo) trasformerà le vite dei protagonisti che sembrano non volersi rassegnare all'età adulta, come testimonia l'ultima frase del romanzo: "E dire che, quando saremo grandi, magari diventeremo scemi come loro!".
Raccontare una storia, mettere in scena un romanzo così elaborato con un numero di protagonisti così elevato non è mai un’impresa facile. Non è facile evocare il gruppo e le battaglie vere e proprie che prendono vita nelle pagine del romanzo. Ma come per tutte le cose, la facilità non è mai stato un obbiettivo per chi fa teatro. Mettere in scena in due attori questa storia è una sfida importante. Partendo dalle esperienze precedenti i due attori narratori racconteranno e vivranno come protagonisti tutta la vicenda alternandosi di ruolo in ruolo e creando uno stile narrativo particolare, già testato e molto funzionale. La scena sarà molto semplice ed evocativa creando con poche strutture ed oggetti evocativi l’ambiente giusto per lo svolgersi delle avventure dei ragazzi dei due paesini francesi.