Lo stronzo
"Un’enorme porta chiusa a simboleggiare tutte le porte, mentali, sociali, culturali o reali che separano talvolta maschile e femminile, troppo spesso generando violenza. Ma anche la porta che separa molti uomini dalla comprensione del proprio “maschile”. Un’interpretazione intensa e un ritmo che toglie il fiato e lascia ogni uomo in sala a domandarsi “Quanto c’è di Luca in me?” e ogni donna a chiedersi “Quanti Luca ho incontrato nella vita?"
Crediti
vincitore del Premio To-Fringe Festival 2018 - semifinalista al Premio In Box blu 2018
di e con Andrea Lupo
aiuto regia Giovanni Cordì
elementi di scena Matteo Soltanto
elementi di scena realizzati nel laboratorio ERT
suoni e musiche originali D.A.D.D
foto di scena Roberto Cerè
una produzione Teatro delle Temperie
con il sostegno della Regione Emilia - Romagna
con il patrocinio di Amnesty International Italia
categoria: prosa
anno: 2016
La trama
E’ la sera del decimo anniversario di matrimonio di Luca e Lilli, la coppia è pronta per andare a festeggiare… una parola sbagliata… una reazione violenta… lei sbatte la porta e scappa… a nulla servono le imprecazioni prima e le preghiere poi, per farle aprire quella maledetta porta e farla tornare. Luca non capisce, non si rende conto di quanta violenza metta quotidianamente da sempre nel suo rapporto con Lilli. Luca davanti a quella porta chiusa prova a capire, cerca una chiave che possa riaprire la sua relazione.
In scena troneggia al centro un’enorme porta chiusa volutamente anonima a simboleggiare tutte le porte, mentali, sociali, culturali o reali che separano il maschile dal femminile.
In scena Luca solo… in affanno… sperduto… rabbioso… in gabbia… chiuso dentro o lasciato fuori… escluso… rifiutato… incapace…
Si susseguono tre distinti piani narrativi: Luca che prova a farsi sentire da Lilli malgrado l’immensa porta chiusa; Luca che ci mostra, in una sorta di estremo riassunto, il proprio rapporto con il femminile in casa, sul lavoro e fra gli amici; Luca che cerca in se e nella propria storia famigliare quali esempi di maschile lo hanno portato ad essere quello che è diventato.
Nel frattempo nessuna risposta dalla sua Lilli che sembra sempre più aver chiuso tutte le porte ormai, lasciandosi definitivamente alle spalle Luca rimasto solo nel grigiore delle proprie convinzioni, insieme ai propri stereotipi obsoleti e alla propria incapacità emotiva e relazionale.
Il viaggio di Luca attraverserà tutte le fasi emotive possibili finchè stremato dovrà ammettere di non essere in grado di tenere il passo con una Lilli che vuole vivere intensamente e completamente la propria vita a prescindere da lui e da chiunque altro.
Resta solo, Luca, bloccato da quella porta che si renderà conto di non essere in grado di aprire non perché Lilli l’abbia realmente chiusa ma perchè è a lui che mancano i mezzi culturali ed emotivi per capirne i meccanismi e scardinarne l’impenetrabilità.
Luca esasperato dal silenzio e dall’assenza di Lilli… infuriato contro di lei e contro la propria incapacità… colmo di sensi di colpa e frustrato da una opprimente sensazione di inadeguatezza da alla fine sfogo a tutta la propria rabbia… e trova nell’aggressività l’unica valvola di sfogo, l’unico modo per uscire da quella situazione per lui ormai insostenibile.
Note di drammaturgia e regia
Cosa può portare un uomo a commettere atti di atroce violenza su una donna?
Da dove arriva questa aggressività incontrollabile che, la maggior parte delle volte, si sfoga proprio tra le mura domestiche, sulle persone più vicine, sulle mogli, le compagne, le figlie?
I numerosissimi fatti di cronaca dai quali siamo ormai assediati sono tanto atroci quanto apparentemente inspiegabili.
Uno dei fattori che più frequentemente hanno in comune questi episodi di estrema violenza è il racconto dei conoscenti, degli amici, dei parenti: da tanti l’uomo violento viene descritto come una bravissima persona… come uno che mai e poi mai ha fatto del male a nessuno… un bravo papà… una bravo marito… uno “normalissimo”.
Per esempio mi colpì moltissimo la storia di due coniugi in partenza per le vacanze estive… lui aveva piazzato le valigie in auto e lei lo aveva criticato per l’ordine impreciso in cui erano sistemate nel vano portabagagli… lei torna in casa per prendere le ultime cose… e si attarda… lui la segue in casa e la uccide selvaggiamente di botte… alle autorità lui dirà che non ne poteva più di esser continuamente umiliato dalle critiche di lei.
Questa ricorrente “inspiegabilità” dei fatti evoca un altrove psicologico e culturale, che ho cercato di raggiungere e individuare attraverso un lungo percorso di ricerca e documentazione.
Più leggevo, più studiavo, più incontravo e mi confrontavo con altre persone, più cresceva la mia curiosità: dove trova terreno fertile quella rabbia incontrollabile, quella violenza terrificante?
E mi sono immaginato un uomo non aggressivo, tranquillo, un uomo comune.
Ho cercato di costruire un personaggio senza alcuna specifica caratteristica che lo rendesse particolare: un uomo senza alcun trauma infantile specifico, senza alcun esempio di uomo aggressivo in famiglia… senza alcun alibi e senza scuse!
Poi ho provato a calzarmelo addosso e a sperimentarlo… a metterlo alla prova… con suo nonno burbero ma mai aggressivo… con suo padre dolcissimo e vulnerabile… con suo fratello spaccone ma mai violento… con tutti gli esempi di uomo insomma che aveva avuto nella sua crescita e formazione personale e che mai gli hanno portato esempi di violenza o di aggressività nei confronti del genere femminile.
Poi l’ho inserito in un contesto lavorativo di successo e soddisfazione in modo che anche questo aspetto non potesse dare appigli per spiegare nervosismi o reazioni violente.
Poi gli ho assegnato una lunga e felice storia d’amore con Lilli (la sua compagna di sempre)… ed è qui che ho cercato di sperimentare più profondamente il suo essere maschio, uomo, marito.
In quanti modi e a quanti livelli può un uomo usare violenza nei confronti della donna che ama?!
Quanti atteggiamenti o comportamenti che vengono da chiunque riconosciuti come “normali” e non particolarmente violenti sono in realtà veri e propri soprusi?
Quando e quanto e come Luca è stato violento verso Lilli in tutti gli anni della loro relazione, senza che forse neppure lei se ne rendesse davvero conto?
Non solo alcuni uomini ma spesso anche alcune donne non riconoscono come violenti o opprimenti o discriminanti alcuni comportamenti che invece lo sono e in modo spesso devastante per la libertà e l’indipendenza e la stessa identità di alcune donne.
E’ questo il caso che mi interessa descrivere: una coppia felice, rispondente ad ogni possibile criterio di “normalità” (media su ogni media).
Un uomo comune come può essere chiunque di noi.
E un viaggio intimo e profondo nella sua sensibilità, nella sua forma mentale, nel suo essere uomo.
Cosa fa di un uomo un uomo?
E’ questa la domanda che mi ha accompagnato per mesi e mesi e alla quale non ho mai avuto la presunzione di dare risposta… ma che mi è servita come fune sulla quale arrischiare un precario equilibrio narrativo e drammaturgico.
Quali sono i pensieri, le reazioni, i comportamenti che comunemente vengono etichettati come maschili?… e lo sono davvero?… e vanno davvero a formare l’essenza dell’essere un maschio?…
Ho poi messo Luca in una situazione stressante che lo portasse a scontrarsi con tutte le proprie certezze e le proprie forme culturali e mentali.
Una situazione che lo mettesse profondamente alla prova e lo costringesse a fare i conti con se stesso e la propria mascolinità.
Ne è venuto fuori un viaggio massacrante in cui ogni caratteristica del maschile ne viene fuori fatta a pezzi, ridicolizzata, banalizzata al punto da risultare non solo obsoleta ma anche inutile e totalmente inconsistente.
Arrivato a questo punto di consapevolezza e messo alle strette da una moglie che se ne vuole andare Luca ha solo due possibilità arrendersi e cercare di ricostruire un sé maschile differente e nuovo e personale, oppure richiudersi, irrigidirsi, rifiutare l’evoluzione e scacciare ogni dubbio e ogni possibilità di cambiamento e crescita compiendo il gesto estremo e risolutivo: eliminare ciò che lo fa sentire così inadeguato e incapace… eliminare il differente… abbattere quella maledetta porta che lo separa dal femminile che non riesce a comprendere né a tollerare più…
Luca sceglie la violenza, l’aggressività… sceglie di non capire… sceglie di non scegliere… e lascia che il suo essere maschio per esser maschio, ancora una volta, abbia bisogno di opporsi fino allo schiacciare fino al distruggere il suo opposto… l’essere femmina.
Una sconfitta per ognuno di noi… una vergogna per ogni uomo…
Uno spunto di riflessione spero… perché mi piacerebbe che usciti da teatro gli uomini ripensassero a tutti quei piccoli gesti quotidiani in cui il loro essere e sentirsi uomini prevede in qualche modo l’umiliazione o l’oppressione dell’essere femmina… perché mi piacerebbe che le donne uscendo da teatro riconoscessero di essere ferite un poco ogni giorno… e non lo permettessero più a nessuno.
Andrea Lupo
Le foto
Stampa e commenti
... Di tutt’altro spessore Lo stronzo che un bravissimo Andrea Lupo porta in scena nella produzione del bolognese Teatro delle Temperie: un’enorme porta chiusa dall’interno separa Luca e Lilli nella serata del loro decimo anniversario di matrimonio. Dietro quella porta si è barricata una donna forse offesa ed indignata, di certo impaurita e terrorizzata, dai modi di un compagno che cerca tra improperi ed eccessi di ira un forzato ricongiungimento. Il ristorante prenotato, il dopo cena organizzato, nulla sembra poter scardinare le intenzioni di una compagna con cui si è trascorsa metà della propria esistenza: e se l’impossibilità di valicare l’uscio diventa pretesto per la progressiva consapevolezza dei propri limiti di uomo e marito, la disperata solitudine che si trova a vivere è soprattutto occasione per una serie di flash back su famiglia e giovinezza. In sessanta minuti di crescente intensità prendono forma lontani fantasmi con un nonno tanto amato quanto violento, con due genitori talmente felici da separarsi e perdersi di vista, e con un fratello poco considerato, ma in realtà molto attento e consapevole. Disagio passato ed inquietudine presente per il ritratto di una disperata solitudine destinata forse ad esplodere in modo drammatico e definitivo una volta abbattuta la porta-rifugio.
Teatroteatro.it | Roberto Canavesi
Un’interpretazione intensa e mozzafiato, un disvelarsi della violenza che cova dentro l'apparente normalità del rapporto uomo donna. Io l'ho già visto venerdì sera, ma ci torno con piacere. Perché merita, perché lui è bravissimo, perché mi fa sentire scomoda dentro le mie sicurezze, perché mi mette in crisi.
Milena Magnani
Lo stronzo non è un pazzo, non è un border line, non tossico, non violentato-violentatore. E' un uomo normale per questo ti coinvolge, questo stronzo ti è anche simpatico, poi ti accorgi che dall'altra parte, dalla parte di lei può esserci solo la fuga perché lo stronzo non lascia spazio se non a se stesso. Che un uomo, un artista si interroghi su questo tipo di normalità è un segno di grande intelligenza emotiva, oltre che drammaturgica. Bravo Andrea e grazie perché so che non è facile.
Marinella Manicardi
Stasera il Teatro Comunale di Dozza ha ospitato LO STRONZO di e con Andrea Lupo, un attore straordinario... Straordinario come intensità e come sensibilità. Un testo magnifico ed un'interpretazione magistrale che fanno di Lupo uno dei miei attori preferiti (e non da stasera... non esagero!)... oltre che essere, lui, una splendida persona...
Avevo già ospitato pochi anni fa, nei due teatri che dirigo, IL CIRCO CAPOVOLTO, altra perla assai preziosa. Stasera sono più che mai convinto che, chi riesce a produrre due spettacoli così, uno in fila all'altro, sia merce rara nel panorama teatrale italiano!
Voi spettatori, andate a vederlo! E voi organizzatori, comprate LO STRONZO e mettetelo nelle vostre stagioni... avrete fatto solo del bene al Teatro!
Corrado Gambi
Quando è proprio finito tutto... quando ci sono stati anche tutti gli applausi (tanti)... quando si è accesa la luce in sala... proprio in quel momento li... in cui non riuscivo ad alzarmi dalla sedia perché il mio stato d'animo imponeva al mio corpo di restare li e capire e assaporare la scomoda emozione che fa crescere come solo il grande teatro sa fare... in quell'istante mi sono guardato intorno ed ho visto che anche tutti gli altri restavano inchiodati alle poltroncine... e ho capito, che i lavori come "Lo Stronzo" sono la ragione per cui siam qui a "salire sul palco”!
Andrea Santonastaso
Credo che a tutti sia capitato di vivere quel senso di impotenza che pervade il protagonista. E di avere il desiderio/bisogno di cambiare ma non sapere come fare. Ancora una volta questo teatro è stato uno specchio del mondo e di noi. Delle parti più autentiche, anche di quelle che possono essere scomode e far più male.
Patrizia Pazzaglia
Questa sera è stata magia.
Lo spettacolo ha un titolo forte e rischioso. Lo Stronzo. Andrea Lupo del Teatro delle Temperie ci ha fatto un dono meraviglioso. Raccontare senza giudizio e pregiudizio quanta violenza ci sia nell'uomo, in ognuno di noi, insita, inimmaginabile, insediata in parole, silenzi e atteggiamenti quotidiani, normali. Violenza che può esplodere e diventare raptus. Ognuno di noi è Lo Stronzo. Uno spettacolo da togliere il fiato, con un testo dalla forza dirompente. Lacrime agli occhi e pensieri e parole che risuonano in testa e che nei prossimi giorni torneranno a bussare. E quando il pubblico viene a ringraziarti per aver portato questo lavoro vuol dire che è stata proprio maglia.
Che sia lungo, colmo di soddisfazioni, e che tante persone possano vedere Lo Stronzo.
Simone Schinocca
“LO STRONZO”: la violenza sulle donne raccontata da un uomo
“Esistono due forme di violenza: quella fisica e quella psicologica. Entrambe sono sullo stesso piano. Spesso si volge lo sguardo solo alla prima perché riporta ferite evidenti. (...) Sulla scena una porta sproporzionatamente grande posta centralmente e uno sgabello alla sinistra del pubblico, in un immenso spazio scenico. Buio in sala! D’impatto una strobo lampeggiante illumina la porta e il suono della batteria accompagna il ritmo della luce. Entra Luca interpretato da Andrea Lupo regista, sceneggiatore e attore protagonista ,urlando contro Lilli, moglie di lui che si ipotizza stia dietro la porta. Si capisce subito che c’è stata una discussione precedente. Luca illuminato da una luce fredda, Inveisce contro la donna, la prende a parole, si innervosisce, urla e poi si calma: questo è lo schema mentale che di continuo segue il personaggio. Dice frasi del tipo “Di cosa hai paura?” oppure “Fa come ti dico io che ti sei sempre trovata bene”.
Ma di colpo la porta ricomincia a lampeggiare sempre accompagnata dal suono della batteria. Cambio contesto: si rivede Luca seduto sullo sgabello, illuminato da una luce calda che racconta dei dolci ricordi del nonno che subito si distorcono: parla di quanto fosse violento il nonno con la nonna e di come tutti se ne accorgessero in famiglia, anche lui che però sosteneva il suo atteggiamento. Era l’uomo di famiglia, cos'altro poteva fare? Luca è convinto che i nonni si amassero, lo definisce un amore “Speciale”.
Arrivati all'apice delle rimembranze di nuovo buio e la porta, la strobo e la batteria iniziano il loro battito fino a quando l’occhio di bue sull'attore lo interrompe. Stavolta il personaggio non è Luca ma è un uomo qualunque che interagisce con altre persone, ovviamente assenti. Frasi come “Mi vai a prendere un caffè?” oppure “Belle tette!” o ancora “Parlane con tuo marito!” creano un loop. L’attore ripete in continuazione le stesse battute creando un vortice quasi ipnotico. Ma ecco di nuovo la porta e subito catapultati nella discussione coniugale.
E ancora ricordi e ancora l’uomo e le sue frasi maschiliste. Lo spettacolo segue una linea quasi ironica, ma è un’ironia nera che è in completo contrasto con il tema. L’attore provoca un misto di emozioni: è arrabbiato, tranquillo, malinconico e talvolta simpatico, emozioni che si ripercuotono a pieno nel pubblico. È un treno che si muove su tre binari ma che alla fine si uniscono.
Nel finale la discussione tra moglie e marito volge al termine, Luca continua a non ricevere risposte da parte di Lilli, non sa come farla uscire, lei sembra non esistere. Fino a quando un ultimo spasmo di luce fissa di colore rosso illumina la porta e il suono quasi assordante chiudono lo spettacolo. Poi buio e silenzio. Andrea dopo qualche secondo illuminato da una luce calda ringrazia il pubblico, la regia e posiziona una scarpa rossa sullo sgabello alla quale viene riservata l’occhio di bue. Il pubblico esce dal teatro ma l’unica luce accesa dello spazio scenico rimane quella della scarpa rossa.
Meddi Magazine | Chiara Ricci
Violenza sulle donne: un monologo dalla perfezione millimetrica | Andrea Lupo è un grande, grandissimo attore, oltre che eccellente drammaturgo: dopo averlo apprezzato infinitamente per "Il circo capovolto", suo anche il testo, vincitore dell’edizione 2020 dell’Ermo Colle, vivo era stato l’entusiasmo, l’anno seguente, sempre nell’ambito del festival estivo della nostra provincia, per "Lo stronzo", rivisto ora con infinito piacere al Teatro del Cerchio, riconosciuta nuovamente l’assoluta perfezione di uno spettacolo costruito in forma millimetrica per parole, toni, luci, il ritmo d’insieme, un’impresa ardua, affrontata con intelligenza e supremo rigore. (...)
La Gazzetta di Parma | Valeria Ottolenghi