Mia nonna era una sirena
Crediti
testo e regia Fiorenza Montanari
con Fiorenza Montanari e Andrea Quatrini
costumi Fiorenza Montanari
light design Andrea Quatrini
make up Nadia Carboni
produzione Teatro di Onisio
consigliato dai 6 anni di età
La trama
Mia nonna era una sirena è uno spettacolo teatrale che tratta in modo originale la favola della “sirenetta” di Hans Christian Andersen, arricchita e personalizzata dal tema molto attuale dell’immigrazione. La nota favola è infatti intrecciata alla storia vera della nonna di Fiorenza Montanari, autrice ed interprete dello spettacolo, che è immigrata durante la seconda guerra mondiale su di un barcone da una piccola isola croata alle coste italiane. Appena sbarcata fu accolta da una base militare che si occupava proprio del soccorso dei profughi provenienti dall'ex Jugoslavia e dai Balcani, ed ebbe modo di conoscere il suo futuro marito, un giovane soldato marchigiano.
La protagonista è una giovane ragazza croata di nome Mare che durante la guerra, pur di fuggire in un luogo più sicuro, fa un patto con la perfida Strega del mare, More Vjestica, che in cambio della sua voce le trasforma le gambe in una coda di sirena. Mare nuota tutta la notte, attraversando l’adriatico fino a giungere alle coste italiane dove, come mette piede a terra, le ricrescono le gambe. Come da accordi con la Strega, lei non potrà mai più toccare l’acqua altrimenti ritornerà ad essere per sempre una sirena rilegata negli abissi del mare. Inoltre non avrà mai più la sua voce, il prezzo da pagare per poter attraversare il mare che la separa dalla salvezza, a meno che non riceverà il bacio del vero amore. A soccorrerla è un giovane soldato italiano, Mazzini. Tra loro è amore a prima vista, e come in tutte le favole, grazie al bacio del vero amore le ritornerà la voce.
Il messaggio finale è che la vera voce dell’amore non dipende dalla propria lingua o provenienza, anche perché amando le nostre voce si moltiplicano, mentre la guerra le dimezza. La perdita della propria voce diventa così una metafora dell’emigrato, che pur di lasciare il proprio paese, con sacrifici ed andando incontro a pericoli come l’attraversare il mare, arrivato in terra straniera non ha più una voce e non può più fare affidamento alla propria lingua.
Lo spettacolo è arricchito dall’accostamento dell’utilizzo di pupi ed oggetti di carta alla recitazione degli attori, oltre al coinvolgimento attivo dei piccoli spettatori nella messa in scena. Gli spettatori verranno infatti invitati in alcuni momenti dello spettacolo ad intervenire nella storia ed aiutare i protagonisti. Lo spettacolo affronta in modo divertente e fiabesco con un linguaggio semplice, comprensibile fin da una tenerissima età, i temi importantissimi dell’immigrazione, la discriminazione, la guerra, l’interculturalità e l’amore vero.