O Gesù d’amore acceso
Crediti
di Valentina Diana
con Toni Mazzara
tra il pubblico Marco Del Sordo
audio e luci Linda Canestri
voice off Tom
disegno, luci e suoni Nicola Rosboch
scene Marco Ferrero - Giovanni Ferrero
foto di scena Stefano Roggero
video di scena Fabio Melotti
un grazie speciale a Federica Tourn
ideazione e regia Maurizio Bàbuin
produzione Santibriganti Teatro
La trama
"O Gesù d'amore acceso non t'avessi mai offeso. O mio caro e buon Gesù, non ti voglio “offendere mai più” E’ questa una breve preghiera che i bambini recitano, dopo il sacramento della Confessione, per chiedere perdono dei peccati commessi. È anche la litania che recita il personaggio protagonista mentre processa se’ medesimo con buone probabilità di assolversi. Pubblico ministero e nel contempo avvocato difensore.
Padre X, parla ai suoi fedeli affrontando una strana omelia - reale, onirica, come vi piace - durante la quale celebrando la parola di Dio disvela ai presenti le proprie debolezze terrene. Celebra Dio celebra se stesso o ciò che vede riflesso nello specchio di chi lo ascolta e lo osserva in religioso silenzio.
Attraverso il Vangelo e le Confessioni di Sant’Agostino, Padre X esorta i fedeli a mondarlo dalla colpa. In mezzo a loro c'è qualcuno che, più di ogni altro, avrebbe diritto e forse anche il dovere di scagliare su di lui la prima pietra. Lo farà?
Note di drammaturgia e regia
Appunti su Padre X
Padre X è sfuggente, non si fa conoscere non si fa agguantare. Scivola via. Se lo raggiungi si trasforma, da carnefice in benefattore, usa le parole per raccontare se stesso come vittima, sacrificato. Usa tutto: usa la seduzione per confondere, usa Gesù per credere ed essere creduto, usa dio come un sapone per lavarsi via le incrostazioni. Si mostra sicuro, si traveste da buono che ama il prossimo suo. Dentro ha un vuoto, un buio melmoso e una grande confusione. Si consola coi pasticcini. Mangia dolci per addomesticare il disgusto di sé. Per essere accettabile per potersi guardare deve trasformarsi in un golosone bonario e innocuo. La sua vita consiste in questa altalena tra la brutalità e il controllo, tra verità e menzogna. Le belve affamate che cerca di domare, generano in lui tigri ancora più affamate, ancora più indomabili. Padre X è irrimediabile.
Valentina Diana
Stampa e commenti
“La scrittura intelligente e raffinata di Valentina Diana (..) impietosa nel descrivere i goffi, a tratti ripugnanti tentativi, da parte del sacerdote, di assolversi e di esigere che anche gli altri lo facciano, Dio compreso, privo – fortunato, lui – del corpo, e ignaro di cosa rappresentino i bisogni carnali. La questione è dunque quanto siamo disposti ad accettare che il Male ci attraversi, a riconoscerlo come tale, se è tale. Toni Mazzara, nel ruolo di Padre X (questo il nome del sacerdote), è impeccabile, pare gli sia stato cucito addosso, nello sguardo che sa essere bieco ma anche tenero, nel portamento goffo, nell’accenno di balbuzie come nel fuoco dell’oratoria. Inquietante e fragile, è un personaggio che genera repulsione e allo stesso tempo compassione. Scena essenziale e regia di Maurizio Bàbuin perfettamente calibrata, volte entrambe a valorizzare la centralità del personaggio e del dramma di cui si fa portavoce."
Francesca Maria Rizzotti - KLP Teatro