ROTTEN HAMLET
una storia a brandelli
"Una coproduzione italo-francese che, tra scene estremamente comiche e monologhi di grande intensità e drammaticità, trascina il pubblico all'interno del dramma shakesperiano con una freschezza, un divertimento e una passione straordinari"
Crediti
tratto da Amleto di William Shakespeare
di e con Cecilia Scrittore, Vene Vieitez e Andrea Lupo
maschere originali di Teatro Strappato
musiche originali di Guido Sodo
assistente alla regia Michela Lo Preiato
foto di scena Roberto Cerè
produzione Teatro delle Temperie e Teatro Strappato
con il sostegno della Regione Emilia - Romagna
spettacolo sconsigliato ai minori di 14 anni
categoria: prosa
anno: 2023
la trama
Un Amleto cinquantenne invita il pubblico a prendere posto e da una ventiquattrore estrae la corona d’oro che fu di suo padre. Una volta in scena, solleva un impolverato telo bianco e svela l’antico trono di Elsinore. Inizia così lo spettacolo in cui un Amleto sopravvissuto alle note vicende shakespeariane ripercorre le fasi salienti della propria storia drammatica.
Questo è il meccanismo dello spettacolo che, come in un incubo ricorrente, rappresenta la storia di Amleto e della sua famiglia.
Ofelia, Polonio, la regina e il re Claudio sono, grazie alle meravigliose maschere originali, personaggi deformati, consunti e trasformati dall’immaginazione dello stesso Amleto che continua, da secoli, a pensare alla propria storia e immaginare possibili soluzioni al suo dramma.
È marcio, tutto marcio, il mondo in cui ha vissuto e vive Amleto. È marcio, tutto marcio, il mondo in cui viviamo oggi. Questo sembra suggerire questa particolarissima versione dell’Amleto di Shakespeare. I quattro personaggi chiave portano sulla loro carne (sulle maschere e sui costumi) i segni del marciume in cui vivono e di cui fanno parte.
Amleto fa rivivere davanti agli occhi degli spettatori il proprio incubo ricorrente, come se ne fosse l’artefice e il regista. Allo stesso tempo egli stesso rivive tutte le passioni e i tormenti che caratterizzano e hanno caratterizzato la sua storia.
Ovviamente non c’è una soluzione, ovviamente Amleto non troverà mai risposte alle sue domande, ma forse può trovare nella condivisione dei suoi tormenti e delle sue domande, lo scopo di questa sua lunghissima vita da sopravvissuto.
Come il testo del Bardo che, ancora dopo 500 anni, ci fa interrogare su noi stessi, sulla nostra società e sul nostro essere umani.
In un alternarsi di scene estremamente comiche e monologhi di grande passione e drammaticità, lo spettacolo, con un'energia esondante, trascina il pubblico all'interno del dramma shakespeariano con una freschezza, un divertimento e una passione straordinari.
note di regia
Un mito antichissimo, una storia appassionante fatta di conflitti e tradimenti, di amore e di dolore, di potere e ipocrisia. Un protagonista troppo umano, così umano che ancora oggi ci chiediamo: "chi è Amleto?". Questo personaggio così poco eroico e così pieno di dubbi, così solo in un mondo che si sgretola, ma anche così sicuro della propria razionalità da sembrare pazzo... Amleto, antieroe solitario, vigliacco presuntuoso, imprigionato in un mondo marcio da cui non riesce a scappare, che non riesce a cambiare. E allora chi è Amleto? Amleto siamo noi... Noi e la nostra paura, noi e la nostra impotenza, noi e la nostra decadenza, noi con le nostre guerre da divano, con i nostri aperitivi rivoluzionari... Amleto è tutto questo e molto di più. Amleto forse è troppo per noi, ma la sua voce arriva ancora alle nostre orecchie attraversando i secoli e le sue parole rimbombano nella nostra anima come un incubo ricorrente. Forse sono solo brandelli, ma parlano di noi.
Per le maschere siamo partiti dall’idea centrale del “marcio” per quanto riguarda soprattutto forme, lineamenti e colori. Questo ci ha spinto a ricercare altri materiali e tipi di colorazioni rispetto a quelli che usiamo di solito: un lavoro quindi anche un po’ di sperimentazione, per raggiungere gli obiettivi che abbiamo immaginato. Innanzitutto volevamo maschere in cui i lineamenti potessero essere molto più sottili, per poter giocare con questa idea del “putrido” anche tramite la texture. Inoltre, per quel che riguarda le forme, volevamo poter giocare sulle asimmetrie: in particolare le maschere di Polonio e del re sono molto asimmetriche, un’eccezione alla consuetudine che vede nella simmetria una delle caratteristiche usuali delle maschere e che ha reso necessario lavorare per trovare un equilibrio efficace dal punto di vista della luce. Applicare l’idea del marcio alle forme ci ha portato a pensare anche al tema delle malattie: nel caso di Polonio sono visibili protuberanze e tumefazioni purulente, nel caso del re in particolare l’aspetto malandato di uno degli occhi, nel caso della regina invece le labbra rovinate richiamano l’idea di interventi estetici esterni con un effetto deturpante. Ofelia ha invece un aspetto più pulito da questo punto di vista, perché in questo caso è stata la sofferenza e non la corruzione morale, ad aver comunque sfigurato la sua maschera. Riguardo la colorazione poi, ci siamo ispirati molto a Lucian Freud, perché ci piaceva molto l’uso che lui fa dei colori freddi, in particolare del grigio e del verde. Da qui siamo partiti per creare un colore che trasmette un’impressione quasi cadaverica, uno stato lontano dalla salute e dalla vitalità. Quindi da questa ispirazione abbiamo creato il verde, il grigio freddo e il blu che hanno fatto da sottotono. In questo modo volevamo mantenere comunque una colorazione realistica per i volti, nonostante le loro forme e le loro linee non lo siano per niente. Questo contrasto ci interessava molto: forme grottesche e deformate ma una colorazione, seppure un po’ grottesca, con un fondo di naturalezza.
le biografie
Cecilia Scrittore | Attrice e mascheraia, studia nel Dipartimento di Teatro dell’Universitá di Bologna per le Discipline Artistiche (DAMS) e si laurea con una tesi sul teatro per ragazzi. Nel 2005 comincia a lavorare con progetti di teatro per sofferenti psichici e per la terza età. Nel 2007 entra a far parte della Scuola Sperimentale dell’Attore di Pordenone come docente e membro della Compagnia Hellequin, dove si specializza in Commedia dell’Arte. Nel 2007 studia la disciplina del Buto con la celebre maestra giapponese Yumiko Yoshioka. Nel 2009 studia il teatro-danza Kathakali con il maestro indiano Kalamandalan John e la sua compagnia. Nel 2010 partecipa a un laboratorio creativo con César Brie, fondatore del Teatro de los Andes, sull’uso della metafora in scena. Nel 2011 si trasferisce in Spagna per fondare insieme a Vene Vieitez Teatro Strappato.
Vene Vieitez | Regista, attore e mascheraio, comincia nel 2005 con il suo primo testo teatrale, “Quando tornare non esiste”, un lavoro drammaturgico dedicato a tematiche sociali creando cosí un ponte tra la sua formazione in sociologia e quella in ambito teatrale. Con il tempo il suo stile tanto analitico quanto ironico matura e si consolida grazie ai lavori di Teatro Strappato, compagnia che fonda nel 2011 insieme a Cecilia Scrittore, dedicandosi come regista alle due linee di ricerca. Teatro Strappato lavora da un lato su un linguaggio nuovo, che cerca le possibilità espressive attuali della maschera in scena e dall’altro ha uno sguardo curioso verso il passato. Porta avanti infatti una ricerca sugli archetipi umani nella storia del teatro e sull’uso della maschera come strumento per l’identificazione di questi stessi archetipi. La maschera è un elemento centrale nel lavoro di ricerca tanto storica come sperimentale di Teatro Strappato e Cecilia Scrittore e Vene Vieitez si dedicano quindi anche alla progettazione e alla realizzazione di queste maschere di cuoio.
Andrea Lupo | Attore, regista e autore, si diploma al corso europeo superiore di prosa nel 1995 presso la Scuola di Teatro di Bologna “Alessandra Galante Garrone”.
Riceve diversi riconoscimenti e premi fra i quali la segnalazione come “miglior attore emergente” al premio Ubu 2000 per lo spettacolo Kvetch.
Nel corso degli oltre vent’anni di carriera lavora sia nel cinema, che nella televisione e per la pubblicità. In teatro, come attore, con i principali registi italiani, tra i quali Lorenzo Salveti, Walter Pagliaro, Vittorio Franceschi, Sergio Maifredi, Tonino Conte, Nanni Garella, Luigi Gozzi, Alessandro D’Alatri.
È autore, regista e drammaturgo di produzioni teatrali, cortometraggi e libri.
Dal 2006, con altri giovani artisti, dà vita alla compagnia Teatro delle Temperie di cui è direttore artistico e per la quale cura i progetti culturali, organizza e conduce corsi e laboratori di teatro, è regista, attore e autore. Dal 2013 si avventura nella scrittura di libri illustrati per l’infanzia pubblicando una collana di quattro testi ai quali sono ispirati altrettanti spettacoli di teatro ragazzi.
Riconoscimenti:
- Segnalazione “MIGLIOR ATTORE EMERGENTE” - Premio Ubu 2000 per lo spettacolo “Kvetch” di S. Berkoff
- Premio “MIGLIORE ATTORE PROTAGONISTA”- Festival “Amori in corto” 2001 per il cortometraggio “Il primo pensiero” di Giovanni Galletta
- Premio “MIGLIORE ATTORE TEATRALE” al “Festival delle arti” 2003
- Vincitore del UAI Festival di Reggio Emilia 2005 per la regia dello spettacolo “Rocco e Nico”
- Vincitore del Roma Fringe Festival 2017 come Miglior attore, premio del pubblico e miglior drammaturgia con lo spettacolo "Il circo capovolto"
- Semifinalista al premio In-box edizione 2018 con lo spettacolo LO STRONZO
- Vincitore del Premio del Pubblico 2020 Palio Ermo Colle con lo spettacolo "Il circo capovolto"
- Vincitore del Premio del Pubblico 2021 concorso teatrale Mauro Rostagno con lo spettacolo "Il circo capovolto"
- Premiato al Catania OFF Fringe Festival 2022 con lo spettacolo "Il circo capovolto"
le foto
stampa e commenti
Un Amleto sopravvissuto alla sua stessa tragedia e che esce dal grigiore e dall’atmosfera lugubre del Castello di Elsinore per portare egli stesso la sua storia al mondo e raccontare di quali nefandezze l’essere umano può rendersi artefice. Amleto - uno strepitoso Andrea Lupo - racconta tutti i fatti accaduti senza ricorrere ad una figura narrante e lo fa nella maniera più semplice possibile: aprendosi al pubblico. (...)
Personaggi grotteschi, deformati dalla memoria di Amleto - interpretati da Vene Vieitez e Cecilia Scrittore con estrema bravura e perizia tecnica - che si muovono in un sistema di luci e musiche… con il supporto delle maschere - opere d’arte originali create da Teatro Strappato - sono nient’altro che fantocci caratterizzati non unicamente ai fini della trama, ma anche e, aggiungerei, soprattutto come figurazioni di qualcosa di più grande.
Uno spettacolo con un equilibrio tendente al perfetto, brillante, originale, ragionato, profondo, divertente, toccante e acuto, in una parola: intelligente. (..) un’opera di fattura magistrale e di un’essenzialità eloquente.
BolognaTeatro.it | Daniele Facciolli
"Uno spettacolo dall’impatto visivo tanto forte quanto spiazzante nel finale. (..) Si ride e si riflette, uscendo dalla sala con un retrogusto tanto amaro quanto intriso della consapevolezza che l’incubo vissuto da Amleto sia paradigma di una condizione esistenziale marchiata da apatia ed inazione, unici disarmanti approdi di tanti proclami e manifesti. I brandelli del progetto Temperie/Strappato sono proiezioni consunte di un’immaginazione consumata da secoli ed impegnata nella ricerca di soluzioni ad un percorso che da dramma personale diventa universale, la ricerca della verità attraverso la forza dell’azione: viaggio risolto in un affresco colorato e grottesco con i tre ottimi interpreti dar vita a scene surreali come a monologhi di intensa passione."
Teatroteatro.it | Roberto Canavesi