Vuoti a perdere
confidenze alla bottiglia
Gli spettatori entrano in sala e lo spettacolo è già iniziato, catapultati in un’atmosfera straniante e a tratti inquietante: un cimitero di oltre 300 bottiglie, di messaggi depositati sul fondo di un surreale oceano, inferi in cui discendere accompagnati da uno strambo e mutevole Ade, col suo aiutante musicale. Questa è la cornice di continui cambi di ritmo che colpiscono e spiazzano gli spettatori. Le storie estratte dalle bottiglie - commoventi, amare, tragiche, comiche - possiedono il protagonista, che le restituisce al pubblico sotto forma di parole o di canzoni, rendendosi un tramite di pura emozione.
Crediti
di e con Andrea Lupo
musica dal vivo Guido Sodo
canzoni e musiche originali di Guido Sodo e Andrea Lupo
aiuto regia Emanuele Maria Basso
luci e scene di Marco De Rossi
una produzione Teatro delle Temperie
con il sostegno della Regione Emilia-Romagna
anno: 2021
categoria: prosa
la trama
Cosa succederebbe se in un strano deposito, situato in qualche dimensione sconosciuta, si raccogliessero tutte le bottiglie svuotate dai perdenti, dagli sconfitti, dalle anime smarrite, dai fragili, dagli outsider, nel corso della loro vita? Bottiglie che, mentre venivano prosciugate dal loro contenuto alcolico, si sono riempite dei pensieri, dei ricordi, delle memorie di chi ci si è aggrappato, lasciandoci dentro - insieme al proprio fiato - un pezzetto di sé. Due strani personaggi si aggirano in questa distesa di bottiglie vuote e ne trasformano il contenuto, uno in musica, l'altro in parole, facendo uscire le storie e le vite che ci sono rimaste incastrate dentro.
note di drammaturgia e regia
Questo spettacolo è un modo per parlare ancora una volta di umanità, un tema che da sempre caratterizza la nostra poetica. Lo facciamo utilizzando quei momenti che spesso ci danno chiavi importanti per capirla nella sua interezza, e cioè quelli di debolezza, fragilità, sconfitta, che prima o poi capitano a tutti nella vita. Mettendoci nei panni di chi ha vissuto queste storie - alcune divertenti, altre commoventi, altre più acide e arrabbiate - è possibile ritrovare pezzi e momenti anche di noi stessi, consolarci, riflettere, esorcizzare la bellezza e la fragilità della nostra condizione condivisa: l’umanità.
Questo è quello che fanno anche i due personaggi che vagano sulla scena, che potrebbe anche essere letta come il fondo di un oceano simbolico in cui si sono inabissati tanti messaggi in bottiglia, come se il respiro si fosse materializzato in carta. I due protagonisti vivono le storie che liberano, ne vengono posseduti, accumulano esperienze di umanità.
Andrea Lupo