In questo periodo di intelligenze artificiali e infallibili macchine dalle capacità incredibili, noi rimaniamo concentrati sulla nostra ricerca artistica su cosa renda straordinario l’essere umano e sulla necessità di stimolare, nutrire, curare e coccolare la propria umanità affinché non vada perduta. L’avvento dell’IA, col dilagare dei social network, è forse un altro segnale di disumanizzazione delle relazioni umane, della creatività e dell’intelligenza, a vantaggio dell’efficienza dei computer che imparano dai propri errori e si autocorreggono inesorabilmente. L’uomo invece sbaglia ma spesso gli errori sono possibilità straordinarie di creatività, incredibili occasioni di immaginazione, di arte, di ricerca. Ecco perché dedichiamo la stagione alla fallibilità dell’essere umano, che può essere anche sciocco, scemo. Accogliamo così la scemenza umana con un sorriso, come spesso dobbiamo fare con i nostri umani difetti che a volte sono occasioni di meraviglia, comprensione, umanità. Poi siccome ci piace giocare con le parole: togliendo una C, la parola scemenza diventa semenza. Il teatro è da sempre per noi un semenzaio, da cui accogliere semini di umanità, di cui prendersi cura per farli germogliare per sé stessi e per gli altri.